L’aperitivo è una bevanda alcolica o analcolica che si beve prima dei pasti per stimolare l’appetito. Può essere una bevanda miscelata o non miscelata, accompagnata o meno da stuzzichini.
L’aperitivo, alcolico o analcolico, non è una specifica bevanda definita dal punto di vista legale e merceologico come possono essere il vino, la birra, un distillato, il liquore, l’amaro e simili, ma è piuttosto una modalità di preparazione e di consumo di bevande, che di norma può precedere i pasti principali.
L’etimologia del termine non lascia dubbi: viene definito ‘aperitivo’ dal latino aperitivus (“che apre”), una bevanda in grado di “aprire” lo stomaco stimolando la sensazione della fame.
Nel IV secolo a.C. il medico greco Ippocrate scoprì che, per alleviare i disturbi di inappetenza dei suoi pazienti, bastava somministrare loro una bevanda dal sapore piuttosto amaro, a base di vino bianco, fiori di dittamo, assenzio e ruta, e che a quanto pare aveva incredibili effetti benefici.
Più tardi, nel Medioevo, si scoprì che era proprio il sapore amaro a stimolare il senso di fame, ecco spiegato il successo dei tanti analcolici da aperitivo, come il bitter, che hanno un forte sapore amaro e che stimolano l’appetito accompagnando al pranzo o, più comunemente, alla cena.
È comune idea che l’aperitivo sia nato a Torino nel tardo Settecento, dove Antonio Benedetto Carpano, nella sua piccola bottega di liquori, diede vita al Vermouth, aperitivo ufficiale di corte che divenne sempre più famoso nella regione, accompagnato da stuzzichini locali come formaggi, salumi e l’immancabile bagna cauda.
Più tardi, col diffondersi all’esterno del Piemonte dell’aperitivo come “momento” e “condivisione” più che come bevanda o apertura pasto, ci fu un fiorire di bevande alcoliche, lisce o miscelate, che mutavano a seconda delle tradizioni locali, degli ingredienti a disposizione e delle mode.
Fonte: Wikipedia, giornaledelcibo