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Soave DOC

WikiHoreca.Com – Il Soave è un vino bianco DOC prodotto nella provincia di Verona.

Il termine “Soave” sembra derivare dagli Svevi (Suaves), che calarono in Italia con il re longobardo Alboino, mentre il territorio era già, in epoca romana, un pagus, ovvero un distretto campagnolo circoscritto e forse centuriato

Cassiodoro riassume ciò che prima dell’anno Mille pensavano i più importanti esperti di vino: nelle sue epistole si raccomanda di non far mancare mai alla mensa reale vini veronesi da uve bianche “soavissimi e corposi” capaci di esprimere “chiara purità… gioviale candidezza e soavità incredibile”.

Risale al 1228 lo Statuto Ezzeliniano che raccoglie informazioni, elabora consuetudini e le trasforma in regole da osservare per giungere alla qualità finale.
Nel 1500 la zona diventa un interessante laboratorio produttivo. A Soave si parla di viticoltura “a palo secco” così da staccare le piante dagli alberi ai quali erano sovente ancora maritate, si afferma la pergola con una gestione più intelligente, e si diffonde anche la coltura a viti basse. Nel 1800 si fa serrato il confronto con i vini del Reno e con i Tokay ungheresi, e agli inizi dell’Ottocento nasce a Verona una “fabbrica di vino”. Cominciano a differenziarsi le produzioni di qualità e quelle più quantitative, si parla del taglio fra il Trebbiano di Soave e la Garganega come migliore combinazione qualitativa, si cerca di capire quali vigneti siano i più vocati.
Nel 1900 la concorrenza con i paesi d’oltremare comincia a farsi sentire. Tra i rimedi proposti c’è la costituzione in Cantine Sociali, un invito a tutelare le idee, la storia e i luoghi, per rispondere in maniera unitaria al confronto internazionale. La nascita della Cantina Sociale di Soave, prima forma di cooperativa agricola della provincia di Verona, è datata 9 giugno 1901. L’arrivo delle malattie più importanti della vite stimola un ulteriore progetto unitario, quello di costituzione di un Consorzio per la ricostruzione dei vigneti, che sarà poi il Consorzio Tutela Vino Soave e Recioto di Soave.

Nel 1931 veniva proposto il primo decreto di delimitazione della zona e il Soave, primo fra i vini italiani, veniva riconosciuto come vino “tipico e pregiato”.

Il primo disciplinare del Soave approvato nel 1968 (DPR 21/8/68 e DPR 22/10/68) ha riconosciuto la Denominazione di Origine Controllata fissando la Garganega tra il 70 ed il 90% ed il Trebbiano di Soave o nostrano tra il 10 ed il 30%.
Le fortune commerciali del Soave ed una viticoltura più specializzata emarginarono ancora di più il Trebbiano di Soave che ha una maturazione anticipata rispetto alla Garganega a favore di altri Trebbiani, così nel 1976 (DPR 6/5/76) il disciplinare veniva aggiornato portando la Garganega fino al 100% con la possibilità di usare il Trebbiano Nostrano fino al 30% e quello toscano fino al 15% nell’ambito di questo 30%.
Con gli anni ’80 arrivarono in zona i primi Chardonnay e Pinot Bianco, vitigni interessanti sia per vinificazioni in purezza che in uvaggio con la tradizionale Garganega. Il disciplinare vedeva così un ulteriore aggiornamento nel 1992 (dpr 18/6/92) con l’introduzione nel 30% dei vitigni complementari anche di queste due varietà accanto al trebbiano di Soave.

Nel 1998 arrivava la Docg per il Recioto di Soave (D.M. 7 maggio 1998), alla quale si affianca nel 2001 la Docg per il Soave Superiore (D.M. 29 ottobre 2001). Nel 2002, con il D.M. 6/9/02 viene fissata la garganega per almeno il 70 % e per il rimanente da uve e vitigni Trebbiano di Soave (nostrano), Pinot Bianco e Chardonnay. In tale ambito del 30%, e fino ad un massimo del 5%, possono altresì concorrere le uve provenienti dai vitigni a bacca bianca, non aromatici, autorizzati e raccomandati per la provincia di Verona.

La zona di produzione del Soave è situata nella parte orientale dell’arco collinare della provincia di Verona (a nord dell’Autostrada Serenissima, tra il 18º e il 25º km tra Verona e Venezia). Essa comprende in tutto o in una parte i territori dei comuni di Soave, Monteforte d’Alpone, San Martino Buon Albergo, Lavagno, Mezzane di Sotto, Caldiero, Colognola ai Colli, Illasi, Cazzano di Tramigna, Roncà, Montecchia di Crosara, San Giovanni Ilarione e San Bonifacio.
Con il riconoscimento della DOCG al Recioto di Soave e successivamente con le nuove delimitazioni per il Soave superiore DOCG, l’area di produzione è stata sostanzialmente divisa in tre sottozone quasi equivalenti per dimensione e per consistenza viticola.
La Zona più antica, detta anche zona storica, delimitata per la prima volta nel 1931 e coincidente con il Soave Classico, si trova sui rilievi collinari dei comuni di Monteforte d’Alpone e Soave ed è interessata da una superficie vitata di 1.700 ettari. La seconda zona, praticamente tutta collinare, va da San Martino Buon Albergo a Roncà interessando i rilievi della Val di Mezzane, Val d’Illasi, Val Tramigna e Val d’Alpone e costituisce la sottozona Colli Scaligeri, che comprende 2.400 ettari. La terza zona del Soave DOC è situata nelle aree più o meno pianeggianti delle vallate già citate per una superficie di circa 2.400 ettari.
L’orografia si presenta assai diversificata con zone pianeggianti (pianura di Soave e di Monteforte) ed altre collinari dalle altitudini e dai versanti molto variabili; altrettanto dicasi per l’origine e lo stato attuale dei suoli nei quali si riconoscono terreni calcarei, basaltici, detriti di falda e terreni depositati dalle alluvioni dei corsi d’acqua. L’origine del suolo è prevalentemente vulcanica, e questo lo differenzia dalle altre aree storiche del Bardolino e della Valpolicella. Il clima è mite e temperato con precipitazioni comprese tra i 700 e i 900 mm all’anno concentrate prevalentemente in primavera e in autunno.

Tutta la denominazione è organizzata in senso qualitativo, individuando vigneti diversi per specificità climatiche, orografiche e pedologiche delineando una piramide della qualità che dà nuovi e concreti obiettivi produttivi ai viticoltori, valorizzando al massimo l’impegno in vigna e semplificando la comunicazione verso il consumatore. Una piramide qualitativa logica e naturale: al vertice della piramide il Soave Superiore Docg, sintesi di selezione e rigore, proiettato alla massima espressione qualitativa. Più sotto il Soave di collina sia nella versione Classico, se ottenuto nella zona storica, che nella versione Colli Scaligeri. Alla base della piramide il Soave DOC, il vino ideale per il rapporto qualità/prezzo.

Il Soave permette di valorizzare i profumi e i sapori dei prodotti del territorio.

Fonte: Wikipedia